In un periodo in cui saremo affogati di guanti, mascherine, dispositivi di protezione individuale,
tutti rigorosamente in plastica, tutti buttati alla qualunque, assume particolare valenza il progetto
portato avanti da circa sei mesi dalla Regione Lazio per la raccolta della plastica trasportata dal
Tevere. Il progetto è coordinato da Cristiana Avenali, responsabile regionale per i piccoli comuni e
gli accordi di fiume, e verrà continuato ancora per un anno, fino alla primavera dell’anno prossimo.
In cosa consiste? E’ un po’ un “uovo di Colombo”: invece di andare a raccogliere la plastica quando
è già arrivata a mare, la fermiamo prima, mettendo barriere nei fiumi. Infatti, i fiumi sono i più
grandi vettori della plastica nel mare, e quindi, come dicevano i nostri genitori “per non pulire è
bene non sporcare” o, se volete “è meglio prevenire che raccogliere”.
In realtà, non occorrono tecnologie complesse, e questo è anche uno dei vantaggi del progetto.
Sono state installate due reti, lunghe rispettivamente 4 e 6 metri, che finora, in sei mesi, hanno
fermato circa 2 tonnellate di plastica. Il progetto costa poco (300.000 €, tutti finanziati dalla
Regione Lazio) e conta di espandersi, installando barriere anche sul fiume Aniene. Dopo questa
prima esperienza positiva, si tende a renderle strutturali.
La plastica (e non solo) raccolta viene poi indirizzata al COREPLA (Consorzio Nazionale per la
raccolta il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) che, attraverso le sue consorziate,
recupera tutto il possibile e porta a smaltimento la frazione residua.
A tutti è evidente il vantaggio di questa soluzione: evitare che le plastiche arrivino a mare e,
degradandosi anche in piccoli pezzi, danneggino gli organismi marini ed in più entrino, una volta
ingeriti dai pesci, nella catena alimentare umana, con potenziali danni per il nostro organismo. Le
microplastiche entrano all’interno dei tessuti dei pesci e noi, tranquillamente, le mangiamo, salvo
poi preoccuparci di minacce vere o presunte alla nostra salute.
Cosa possiamo fare noi? Certamente possiamo ridurre all’origine la plastica che utilizziamo,
soprattutto quella usa e getta, e conferire correttamente i rifiuti di plastica. E poi, se a Roma
abbiamo una delle acque di acquedotto migliori d’Italia, perché usare tanta acqua minerale? Per
giunta in bottiglie di plastica che, di per sé, rilasciano nell’acqua microparticelle.
Ah, già, cerchiamo anche noi di limitare la plastica a mare, ingerendone da subito una parte…