A distanza di 10 anni dalla storica vittoria dei referendum del 2011, in cui fortemente credettero tutte e tutti coloro che si impegnarono in quell’incredibile ed indimenticabile campagna referendaria, che sanciva il secondo NO degli italiani al nucleare ed il SI alla gestione pubblica dell’acqua e dei beni comuni, occorre amaramente constatare come quella vittoria ebbe sì un effetto, ma che fu quello di limitarsi a congelare quello che era lo status quo.
Impedì infatti il ritorno all’atomo e bloccò la pioggia di privatizzazioni che in 2/3 anni al massimo avrebbe investito l’ambito idrico e quello dei beni comuni in generale, ma non determinò un’inversione di rotta con l’auspicata ripubblicizzazione dell’acqua e si limitò a mettere “in stand by” la questione nucleare, senza che vi fossero spinte verso fonti alternative, né nella delicatissima questione della gestione delle scorie.
Negli anni poi il potere ed il monopolio di alcune aziende idriche si è ampliato e, in alcuni casi si è anche ampliato il loro ambito d’azione, andando ad interessare anche altri servizi, quali ad esempio i rifiuti, le quotazioni in borsa dell’acqua si sono succedute sia a livello internazionale (l’ultima quella a Wall Strett nel dicembre 2020) che nazionale (vedi Acea), mentre il nucleare rifà capolino nel dibattito politico italiano, con le recenti dichiarazioni per le quali l’atomo rappresenterebbe l’unica via per l’uscita dalla dipendenza dalle fonti fossili.
Per tutte queste ragioni alcuni dei movimenti, dei comitati, delle associazioni e singoli/e cittadini/e, che si fecero promotori del referendum, il 12.06.2021 sono tornati in piazza per affermare che indietro non si torna e che quel voto va rispettato!
Una piazza che, oltre ai comitati per l’acqua e contro il nucleare, cui si è aggiunto un esiguo gruppo di rappresentanti di FFF, ha visto rappresentate altre criticità ambientali, sia italiane che internazionali: presenti il comitato contro la discarica a Rocca Cencia, quello contro la centrale a gas ed i gasdotti in Abruzzo, quello contro la realizzazione della diga di Ilisu (sul fiume Tigri in Turchia) mentre cittadini peruviani, colombiani e cileni per la tutela dell’Amazzonia.
Rappresentati anche i diritti civili e quelli dei cittadini con il comitato per il diritto all’abitare, il forum per il diritto alla salute ed il comitato “Non una di meno”.
Con una sparuta rappresentanza c’eravamo anche noi.
E quello che risaltava era la mancanza di fermento e la voglia di esserci di allora.
Una piazza SENZA quella marea umana che riempì di colori, striscioni e slogan le vie e le piazze 10 anni fa.
Una piazza SENZA quell’energia, quella creatività e quell’entusiasmo che animò la campagna referendaria.
Una piazza SENZA, salvo rarissime di eccezioni, famigliole e giovani.
Una piazza SENZA…
E allora? Abbiamo portato tutti il nostro cervello all’ammasso? Chi è ancora vivo ricominci a muoversi!