La festa di Liberazione di quest’anno ha riempito piazze teatri strade per tre giorni consecutivi. Con un governo presieduto da un partito erede del fascismo, l’anima antifascita romana è esplosa in tutta la sua forza e ci ha riportato indietro alla lotta di liberazione e al riconoscimento del valore della Costituzione.
Particolarmente coinvolgente è stata la Festa della Liberazione al Parco Garbatella che si è svolta nel pomeriggio dalle 16 alle 19 e che ha voluto ricordare il partigiano Primo de Lazzari dedicandogli con una targa commemorativa un grande leccio- quercus ilex all’ingresso del Parco.
Sotto il leccio due panchine una rossa contro il femminicidio, una gialla per la verità per Guilio Reggeni.
Gli interventi di Elena Filicori per Legambiente Garbatella, Guido Marinelli per l’ANPI, Serena D’Arbela moglie di Primo de Lazzari, Amedeo Ciaccheri Presidente del Municipio VIII non hanno avuto nulla di retorico, sono stati attenti ad analizzare il passato e ad apprezzare il coraggio che ebbero quei ragazzi di allora per liberare l’Italia dal nazifascismo, sapendo bene che oggi la forza dei giovani e di tutti sarà sempre più necessaria per affrontare la terribile situazione che stiamo vivendo con le guerre e la crisi climatica.
Gli interventi di alcuni partecipanti hanno testimoniato le loro esperienze creando un clima di condivisione di un periodo storico relativamente lontano ma che ancora lascia il suo segno nella vita delle persone.
Il punto più alto di questo 25 aprile è stata la testimonianza di Serena D’Arbela, scrittrice e poetessa, che è riuscita a trasmettere la condizione in cui si trovarono i ragazzi che scelsero la lotta partigiana avendo davanti la tragedia provocata dal nazifascismo. Tutti sono stati coinvolti fino alla commozione quando con voce chiara e appassionata ha letto
la poesia dedicata a Primo de Lazzari. E quando tutti insieme hanno cantato Bella ciao l’emozione e la commozione era visibile in gran parte dei partecipanti.
Non poteva mancare alla fine i canti corali con il gruppo Cocoon e un bel brindisi fra tutti i partecipanti.
Questa la presentazione della festa di Liberazione del 25 aprile 2023 ad opera di Elena Filicori, vice presidente del Circolo Garbatella di Legambiente.
Buonasera e benvenuti a tutte e a tutti a questa commemorazione della Liberazione che arriva a valle di tre giorni di incontri, dibattiti, visite e manifestazioni molto partecipate.
E ne siamo molto felici, perché significa la memoria viene tramandata e coltivata, ma anche che in un momento come quello odierno si sente diffusamente la necessità di rimarcare quel punto di origine, quei valori da cui è nata la nostra storia attuale.
Qualcuno potrebbe chiedersi per quale motivo il Circolo Garbatella di Legambiente proponga un’iniziativa così, che con l’ambientalismo sembra avere poco a che fare. E in effetti il 25 aprile lo abbiamo festeggiato in vario modo, anche negli anni passati.
Ma lo abbiamo fatto sempre con lo spirito che ci contraddistingue, e che è la prima frase che abbiamo scritto sul box, che vedrà prossimamente una bella sistemazione “pensare globalmente, agire localmente”.
Questo perché dedicarsi all’ambiente non è salvare una singola creaturina, o fare i giardinieri del parco.
L’ambiente è quello in cui viviamo, è un equilibrio mondiale che dovrebbe tendere alla giustizia, al rispetto delle persone e alla convivenza pacifica, seguendo dei principi che guardacaso sono scritti nella nostra carta costituzionale.
E noi ci possiamo occupare di ambiente proprio perché quei valori sono condivisi e cerchiamo ogni giorno di passare dalla costituzione formale a quella sostanziale.
E come lo possiamo fare?
Attraverso l’esperienza, il fare insieme e nel racconto che non è un libro di storia, ma vita vissuta e tramandata.
Come è poco utile insegnare l’ambientalismo solo studiando quattro regole sui libri, mentre è cosa che si apprende nel prendersi cura insieme della cosa pubblica, nello sporcarsi le mani, nel fare fatica, così crediamo che la memoria storica possa colpirci e insegnarci qualcosa quando è vita vissuta.
E noi, qui, abbiamo la grande fortuna di aver avuto un partigiano come Primo de Lazzari, il Bocia, che ha vissuto, ha rischiato, ha deciso da che parte stare e ha lottato, e che poi ha fatto del racconto di quegli anni una missione. E abbiamo la fortuna di avere qui Serena d’Arbela, che ha condiviso con lui la vita e continua il fondamentale percorso del racconto e della testimonianza.
E abbiamo anche la fortuna, o a volte la scelta, di vivere in un quartiere che la resistenza l’ha vissuta direttamente, dalla battaglia di Porta San Paolo alla Liberazione, che ci racconta in tanti angoli, con targhe e ricordi, cosa sia stato, e che tramanda, nel senso di comunità, ancora quella solidarietà.
Un giorno non ci sarà più chi possa raccontare quegli anni in prima persona, ma vorremmo nel nostro piccolo portare quel racconto e quell’esperienza del decidere da che parte stare, del difendere con la lotta la propria idea di mondo, affinché non crescano generazioni di persone passive, che non sanno cosa sia la lotta, che non sanno cosa sia la guerra, e che non sanno che dalla fine di quel terribile periodo di contrasti è venuta fuori quella costituzione che ora permette a tutti, singolarmente e in associazione, di dire ciò che vuole e di perseguire il miglioramento proprio e della società.
Se non è antifascista questo, non saprei dare altra definizione.