Abballati, abballati fimmini schetti e maritati
e si n’abballati bonu
nun vi cantu e nun vi sono
Sciù sciù sciù quante fimmini ca ci su’….
Una canzone popolare che richiama la gioia dei balli all’aria aperta. Una tradizione morta e seppellita, anche se nei centri anziani, nei luoghi chiusi e nei paesi si continua a ballare.
Dopo l’esperienza positiva dei gruppi di ginnastica dolce, di Tai Chi o di Qi Qong, per sfuggire alla clausura, stando all’aria libera, il lancio di un giorno a settimana da dedicare al ballo ha avuto un’adesione inimmaginabile!
Lunedì tre gruppi ristretti di aspiranti ballerini si sono alternati nel parco per imparare a muoversi a suono di swing: musica degli anni ’40, ma che solo a sentirla fa muovere le gambe.
È quindi cominciato l’ennesimo corso open air al parco. Pioggia o non pioggia, in un clima di allegria, di sentirsi in sintonia con il proprio corpo, di condivisione con gli altri del piacere di muoversi con la musica, particolarmente evidente in questo periodo di chiusura e di tristezza per il morbo invisibile che tiene tutti in tensione.
Non è poi impossibile imparare a ballare rispettando tutte le distanze per la prevenzione del Covid. Certo manca il sottile gioco di intesa tra due persone che ballano insieme, ma comunque stiamo ai primi passi base, e stiamo imparando a muoverci a ritmo, preparandoci a quando, fuori dalla pandemia, potremo ballare insieme.
Sciù sciù sciù quanti fimmini che ci su
È vero, la massima parte delle persone che hanno aderito sono donne che conoscono il piacere del ballo, ma ci auguriamo di lanciare un messaggio a uomini e donne di tutte le età e di recuperare una tradizione millenaria, liberatoria e socializzante come quella del ballo.
Sempre distanziati e con prudenza, ma forse la pandemia ci obbliga a ritrovare un modo più semplice e schietto di stare insieme.